(da una mostra alla Galleria "La chiostrina" Firenze)

Caro Dino, ..

Da qualche anno mi occupo volentieri di te, non soltanto perchè hai talento, ma anche perchè a me pare tu abbia capito come la pittura sia una cosa tremendamente seria e non già una piacevole avventura,

E lavori, studi, cerchi: nonostante la tua aria svagata di ragazzo mondano ed elegante, Avevi diciotto anni (ti eri appena diplomato all'istituto d'arte di Lucca) e vincesti il primo premio assoluto, su centocinquanta concorrenti, del "Maschere e Carnevale". E nella giuria che ti premiò, unanime, c'erano artisti come Arturo Dazzi, Joaquin Vaquero (il grande pittore spagnolo), Beppe Guzzi, Giovanni March ed altri. Qualche mese dopo (e sempre giudicato da una giuria illustre), vincesti il Premio internazionale di Tirrenia (al quale si partecipa con opere non firmate, ma soltanto siglate, con un motto). Due anni dopo, poi sempre a Tirrenia, facesti il bis, l'anno scorso affrontasti il pubblico e la critica con ben tre personali; a Viareggio, a Lucca e a Tirrenia.

Mi fa piacere ricordare queste cose, anche perchè mentre giustificano la mia schietta simpatia per il tuo lavoro, mi offrono la possibilità di iniziare un breve discorso sull'arte contemporanea, turbata, da alcuni anni, da una indescrivibile confusione, Molti giovani si mettono a dipingere per divertimento; senza preparazione, soprattutto senza convinzione. Vanno avanti "ad orecchio": dando cioè un'occhiata alle riviste d'arte, soffermandosi brevemente dinnanzi alle opere dei "pittori di moda", e via, fabbricano qualche tela che poi giovani critici" ad orecchio" magari esaltano. Ho seguito qualcuno di codesti giovani. Per un anno sono stati astratti; l'anno di poi son tornati al figurativo; indi, senza giustificati motivi, si son buttati magari al surrealismo, E cosa faranno domani, Dio solo lo sa. Dipingere è facile, difficile a fare l'arte. E più difficile ancora è crearsi una personalità.

E non basta, per fare della pittura, un istinto nativo, anche se è ragguardevole, ma occorre alimentarlo di cultura. E non solo per nutrire la propria opera, ma anche per poter soppesare i proprilimiti, ed acquistare quindi coscienza, Queste cose, caro Dina, le dico a te, giovane che stimo, per richiamarti sempre più aquella disciplina morale che deve sempre guidare il lavoro di un vero artista, Ricordo i tuoi quadri di tre anni fa.

Se li raffronti a quelle di oggi, i difetti di allora sono palesi. Ma nel tuo cammino c'è una coerenza stilistica senza sensibili ondeggiamenti. Ora sei già in grado di intuire i "valori" il peso spesso persino fisico delle masse di colore e la tua pennellata si è fatta più rapida e più sicura, Auguri, Dino per il tuo lavoro e per il tuo avvenire, Arnaldo Miniati, artista poliedrico e uomo di grande cuore, ti accoglie nella sua" Chiostrina fuori commercio" e ti tiene a battesimo nella sua splendida Firenze.

Sei in buone mani; e son certo che non lo farai sfigurare. Ed io che ti seguo dai primi passi, ne sarò felice.

"Krimer"

Viareggio, Marzo 1964